Amici Unicusano è un progetto che guarda alla ricerca scientifica e alla rete di imprese che fanno sistema. Imprese che possono dialogare con una realtà virtuosa come l’Università Niccolò Cusano, condividendo il proprio know-how, guardando insieme nella direzione dello sviluppo.
Ne ha parlato la dottoressa Laura Petrini Rossi, titolare dei Centri Fisiò (centri fisioterapia roma) ed “Amica Unicusano”, intervenuta nel corso del programma “Genetica Oggi”, in onda su Radio Cusano Campus.
Cosa significa per lei fare parte di “Amici Unicusano”?
«È un onore dialogare con realtà come quella dell’Università Niccolò Cusano. E’ qualcosa che fa una differenza enorme in termini di possibilità. Avere a che fare con l’università, con Radio Cusano Campus, con l’UnicusanoFondi e con tutti i vostri canali di comunicazione dà modo a realtà, come la nostra di centri fisioterapia roma, di diffondere conoscenze. Conoscenze nel campo della fisioterapia.»
In Italia c’è poca considerazione della figura del fisioterapista?
«Purtroppo nel nostro paese c’è molto spesso l’idea che il fisioterapista sia “colui che fa i massaggi”. C’è molta confusione perché le persone tendono, in primis, a rivolgersi a Internet e a Google per delle autodiagnosi spesso pericolose (oltre che errate). Le diagnosi le fa esclusivamente il medico. Inoltre c’è un’offerta di pseudo centri fisioterapici che offrono servizi senza avere le competenze per farlo. Ci sono moltissime figure non professionali che per legge non possono toccare la patologia, che riguarda appunto solo medici e fisioterapisti, che creano situazioni davvero molto rischiose. Mi capitano pazienti che prima di arrivare a me si sono rivolti, per esempio per un mal di schiena, al personal trainer, all’osteopata, all’estetista, al massaggiatore o all’operatore olistico. “Amici Unicusano” permette a una realtà come la mia, che si occupa fisioterapia a roma, di fare cultura dell’informazione e magari aiutare in questo modo i pazienti.»
Come si distingue un centro fisioterapico vero da uno finto?
«Il paziente deve esigere la laurea in fisioterapia e deve ricevere una regolare fattura al termine del trattamento. Ricordo che il vero fisioterapista è quello che ha superato un test di ammissione a numero chiuso all’università, ha sostenuto per tre anni esami presso una facoltà universitaria appunto (con lunghi periodi di tirocinio) e infine ha sostenuto un esame di stato.»
Per l’Università Niccolò Cusano la ricerca è fondamentale. Anche in campo fisioterapico si svolge ricerca?
«Poca. Personalmente sono stata costretta a specializzarmi all’estero, in Spagna, perché in Italia mancavano corsi dedicati alla fisioterapia dermofunzionale, che è una nuova metodica nella fisioterapia che agisce sulle patologie del derma e della cute. Andiamo dal piede diabetico alle problematiche del derma legate, per esempio, ad interventi chirurgici.
In Italia non c’è questo tipo di formazione, io sono dovuta andare a Madrid. È un esempio per far capire che in questo settore si investe poco.
Aggiungo che siamo nel 2017 e non c’è nemmeno un albo dei fisioterapisti. A mio avviso l’albo può rappresentare una tutela nei confronti del paziente: avendone uno, il paziente potrebbe essere molto più protetto. La cronaca ha raccontato casi drammatici di pazienti finiti nelle mani sbagliate.
Il fisioterapista ha faticato tanto per diventare un professionista e fatica sempre perché deve sempre aggiornarsi. Tutto questo è a garanzia del paziente.»
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