L’atteggiamento pessimistico oppure ottimistico può influire sugli affari? Certamente! Tuttavia, secondo i ricercatori della Scuola di Management dell’Università di Bath, l’ottimismo, che comporta una maggiore motivazione ed entusiasmo, non sempre è positivo. Perché? Perché perdiamo il senso della realtà e quindi l’imprenditore potrebbe addirittura perdere un 30% dei suoi guadagni per il troppo ottimismo.
Lo studio è stato realizzato su un periodo di 18 anni e ha analizzato le ricerche economiche e sociali delle carriere individuali di persone impiegate che, pur avendo una busta paga e quindi nessun rischio calcolato, avevano deciso di intraprendere una propria attività commerciale. La ricerca voleva capire se per diventare un imprenditore di successo è meglio essere ottimisti o pessimisti nella propria vision.
Elogio Al Pessimismo Intelligente dell’Imprenditore
Chi abbandona il cosiddetto posto fisso, sa che guadagnerà meno, lavorerà di più e probabilmente avrà più rischi. Eppure chi pensa troppo positivo è meno disponibile a vedere i rischi in cui può incorrere.
Il vantaggio dell’ottimismo sta nell’innalzare l’ambizione e la determinazione; ma se non abbiamo la capacità critica di valutare e scegliere potremmo cadere nel FEI (ovvero il falso entusiasmo iniziale) e fallire.
Meglio andare con i piedi di piombo ed essere realisti! Il pessimismo protegge l’imprenditore da tutte quelle iniziative di scarso rilievo che potrebbero minare la sua stabilità economica e non. Secondo gli studiosi, l’imprenditore che simula scenari peggiori è più preparato ad affrontare imprevisti e quindi maggiormente flessibile.
Attenzione, cari imprenditori, pessimismo non vuol dire paralizzarsi e deprimersi; ma essere preparati agli imprevisti riuscendo a guidare il proprio team nella sfida e ottimizzando tutte le possibilità di successo. L’atteggiamento pessimistico intelligente vi aiuterà a non perdere quel 30% prospettato dalla ricerca dell’Università di Bath.
La Lettura Consigliata: “La legge del contrario”
Per chi si volesse cimentare nello sviluppo del pensiero negativo, consigliamo la lettura del libro di Oliver Burkeman. L’autore al mito dell’ottimismo ossessivo contrappone una via negativa alla felicità. Questa legge del contrario comporta il saper apprezzare l’incertezza, il familiarizzare con il fallimento e perfino valorizzare la morte. Insomma un atteggiamento volto ad accogliere ed accettare tutto ciò che generalmente vorremmo allontanare dalla nostra vita quotidiana.
“La legge del contrario” cerca di soffermarsi sull’accettazione delle proprie fragilità, insicurezze e vulnerabilità per essere felici sul serio.
“La capacità negativa è l’abilità che metti in campo quando ti dedichi a un progetto – o alla tua vita – in assenza di obiettivi specifici, quando hai il coraggio di riflettere sui tuoi insuccessi, quando rinunci a neutralizzare l’insicurezza e quando lasci perdere le tecniche motivazionali per darti da fare sul serio.
Certo, puoi decidere di votarti allo stoicismo (…). Oppure potrai avere un’esperienza alla Eckhart Tolle, di quelle che ti ribaltano la vita. Ma puoi anche trattare queste idee come cassette portautensili dalle quali estrarre gli attrezzi che ti servono. Ognuno di noi può diventare moderatamente stoico, un po’ più buddista o praticare il memento mori con più frequenza: a differenza di tanti metodi di self help che pretendono di essere manuali di vita onnicomprensivi, la via negativa alla felicità non è un pacchetto “tutto o niente”.
E infine, l’autore spiega come…
L’ottimismo è meraviglioso, gli obiettivi possono talvolta rivelarsi utili, e persino il pensiero positivo e la visualizzazione positiva hanno i loro vantaggi. Il punto è che nel rapportarci alla felicità abbiamo sviluppato l’abitudine di sopravvalutare sistematicamente la positività e la dimensione del fare, sottovalutando la negatività e la dimensione del non fare insite, per esempio, nell’accettazione dell’incertezza e della vulnerabilità.