Le statistiche affermano che 1 candidato su 3 viene scartato ad un colloquio di lavoro per ciò che ha pubblicato sul proprio profilo social. Ormai, possiamo affermarlo, i social network non sono uno spazio privato ma una finestra sulla vostra quotidianità, su ciò che siete nel profondo (inclinazioni, passioni, vita sociale), senza confezioni bon ton tipiche da fase di selezione.
I recruiter si avvalgono spesso dell’uso dei social per valutare o verificare i profili dei loro candidati. Allora cosa dovremmo evitare di postare sui nostri canali social? Nel libro “Social Recruiter: Strategie e strumenti digitali per i professionisti HR”, Silvia Zanella di Adecco Group spiega bene cosa è utile (e cosa no) per la propria web reputation.
In particolar modo, da evitare:
- Contenuti di dubbio gusto come foto di abuso di alcolici o di nudo;
- Contenuti che inneggiano alla violenza o al razzismo;
- Lamentele sulla vita lavorativa o studentesca;
- Disallineamento tra il tuo stile di vita e la mission aziendale.
Potresti pensare di sparire dal web per non commettere passi falsi nella ricerca attiva del lavoro… attenzione questa soluzione non è esatta! Secondo Career Builder, i dirigenti sono più propensi ad assumere professionisti che hanno qualifiche sostenute anche sui canali social (42%); che hanno un’immagine professionale positiva sui social (38%); che possiedono creatività e una grande capacità di comunicazione (38%).
Ne consegue che non avere una reputazione online, e quindi un ruolo sociale che identifica e conferma la nostra professione, non è positivo. Il valore aggiunto è dimostrato attraverso i social network: utili per dimostrare competenze, buon senso, flessibilità, capacità di aprirsi alle nuove tendenze, pensiero critico, uso di nuovi strumenti e tecnologie.
Social network e lavoro
Facciamo una precisazione, il check dei profili social avverrebbe in una fase preliminare, prima ancora dell’accesso agli eventuali colloqui o prove selettive dell’azienda. Obiettivo fare un social screening dei potenziali candidati. Tutto ciò ricade sul nostro personal branding. Come prendere allora provvedimenti?
- Scegliere impostazioni della privacy specifiche per ogni singolo contenuto pubblicato o per target.
- Fare una ricerca su Google del proprio naming per capire come viene restituita la nostra immagine.
- Imparare a lavorare in modo costruttivo sul proprio personal branding.
Per non commettere errori e confrontarti al meglio con i recruiter, se sei uno studente dell’Ateneo puoi contattare i Career Coach di Unicusano e ottenere una consulenza gratuita sul tuo CV e sulle buone pratiche da adottare in vista di un colloquio.
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