Prosegue il progetto integrato dell’Università Niccolò Cusano in cui le assolute protagoniste sono le imprese che ruotano intorno a un polo accademico e culturale come quello dell’Ateneo romano. L’avvocato Andrea Tatafiore è uno dei partner di Studio Industria, che si occupa di consulenze aziendali in ambito economico-legale. E Studio Industria ha preso parte alla rete di imprese Amici Unicusano.

Far parte di una rete di imprese.

Cosa vi ha portato a partecipare attivamente ad “Amici Unicusano”?

«Il ragionamento non è stato oggetto di grandi sforzi. Studio Industria nasce in un ambito di pura ricerca. Il dinamismo dell’Università Niccolò Cusano è cosa ben conosciuta e parte proprio dalla ricerca, toccando poi i settori in cui questa viene applicata entrando nelle maglie della vita industriale del Paese. Quindi da ciò non può non nascere qualcosa di buono, e anche noi vogliamo essere lì. È una rete sinergica e relazionale che permette di capitalizzare gli effetti positivi di questa relazione in progettualità comuni»

Vi occupate di consulenza aziendale economico-legale, quindi siete a stretto contatto con tante società. Quanto è importante fare squadra nel mondo imprenditoriale?

«Siamo nati con l’obiettivo di far diventare la prestazione professionale come un partenariato professionale. La nostra è una missione culturale, perché diventiamo un riferimento per un’azienda e puntiamo al massimo risultato possibile per l’ottimizzazione dei suoi aspetti legali ed economici per prepararsi per un mercato che possa diventare sempre più ampio»

L’impegno per le aziende più giovani

Si rivolgono a voi anche i giovani?

«Certamente, soprattutto startup che derivano da esperienze industriali. Spesso sono figli di imprenditori o figure apicali di un’azienda che sentono l’esigenza di staccarsi o modificare le tecniche di investimento che hanno appreso dai genitori. Questo è un momento in cui le startup, specialmente quelle innovative, godono di molti vantaggi da parte del nostro ordinamento. Ne abbiamo costituite molte per i più importanti poli industriali italiani. Credo che questo sia un percorso molto importante e che può portare alla riqualificazione dell’offerta»

Quali segnali positivi cogliete in ambito imprenditoriale?

«Il maggior impatto rispetti agli scarsi indici di Pil resi noti ultimamente. Il sistema industriale è molto diverso da quello della piccola e media impresa, perché il primo è fiaccato da un sistema-paese che non riesce a facilitare i processi. La reazione non determina scoraggiamento ma il contrario: le aziende hanno grande voglia di fare. Abbiamo appreso l’importanza della rete non solo per fare profitto ma come strumento grazie al quale alzare l’asticella della cultura industriale. Noi ci collochiamo lì nel mezzo. E il nostro lavoro sta diventando sempre più bello e stimolante perché anche nelle aziende che non hanno un’età giovanissima c’è la volontà di affidarsi ai giovani e credere in loro, di assumerli e coinvolgerli, perché sono in grado di captare i nuovi segnali»

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